In Italia sono più di un milione le persone affette da patologie che provocano il deterioramento cognitivo, tra le quali la più nota e diffusa, che rappresenta il 60 per cento dei casi, è l’Alzheimer. Seimila nella sola provincia di Parma. Dati peraltro sottostimati del 20 per cento circa, perché la demenza può essere vissuta ancora con vergogna e senso di inferiorità da parte del malato e di chi gli sta intorno, portando all’isolamento e alla depressione, aggravando ulteriormente un quadro già pesante.
Per questo motivo il Comune di Sala Baganza ha realizzato, con il contributo di Fondazione Cariparma e in collaborazione con Azienda Pedemontana sociale, la sezione A.I.M.A. di Parma, Avis, Pro loco, Ancescao e l’Associazione “Asini nel cuore”, il progetto “Informare, socializzare, ridere: un percorso per contrastare la solitudine da demenza”, presentato nella serata di martedì 3 ottobre in Rocca Sanvitale con un incontro intitolato “Non ti scordar di me” che ha visto già un primo momento di approfondimento con gli interventi del neurologo Marco Spallazzi e della psicologa-psicoterapeuta Sabrina Spaggiari.
Un progetto che prevede tutta una serie di attività, dal consolidamento del percorso “La Rocca per l’Alzheimer”, a corsi di formazione per cittadini, commercianti, operatori di sportelli, fino alla creazione di un gruppo di socializzazione e stimolazione cognitiva che prevede anche sedute di yoga e musicoterapia. L’obiettivo è quello di creare una rete di comunità che sappia accogliere le persone affette da demenza, perché «una comunità non isola, non stigmatizza, ma coinvolge – ha affermato il sindaco e presidente dell’Unione Pedemontana Parmense Aldo Spina –. E siccome Sala Baganza ama ricordare che il concetto di comunità è un concetto fondamentale, fatto di persone, allora deve dimostrare anche maturità e consapevolezza, progettando un ruolo maturo e consapevole per vivere queste condizioni. E ringrazio l’assessore alle Politiche sociali Giuliana Saccani, sempre molto attenta a questi aspetti». Occorre «rendere consapevoli le persone di queste problematiche e dare loro gli strumenti sappiano affrontarle», ha ribadito il presidente dell’Avis Sala Baganza Ginetto Deglialberi.
Tutti hanno sottolineato l’importanza della prevenzione della malattia e delle terapie, in particolare non farmacologiche, attraverso la stimolazione cognitiva, arma che al momento è la più efficace, attraverso un “mosaico di interventi”. Mosaico che nel territorio dell’Unione Pedemontana Parmense conta già diverse tessere, come ha ricordato il responsabile dell’Area Anziani, Adulti e Disabili di Pedemontana sociale Emiliano Pavarani: dai gruppi di Auto Mutuo Aiuto, nati più di dieci anni fa, agli incontri con esperti del percorso “Caffè Alzheimer”, «interrotto forzatamente a causa della pandemia ma che riprenderà a novembre. Sono stati, inoltre realizzati il Giardino Alzheimer al centro diurno di Basilicanova e una stanza sensoriale in quello di Collecchio. Strutture che sono a disposizione di tutti cittadini, non solo degli ospiti». E infine “La Rocca per l’Alzheimer”, iniziativa avviata dal Comune di Sala Baganza e dallo IAT dell’Unione Pedemontana Parmense che prevede la stimolazione cognitiva attraverso l’arte e laboratori manuali, «che supportiamo concretamente e che ha riscosso un grande successo».
«La cura dell’Alzheimer siamo noi, non c’è un’alternativa, ed è un processo, un programma che si sviluppa attraverso una rete di comunità – ha sottolineato il presidente dell’A.I.M.A. di Parma Gigetto Furlotti –. Le terapie non farmacologiche sono una parte importante della cura e sono lieto che Sala Baganza si realizzi questo progetto, perché la durata media della patologia è di sette anni e c’è una fase il malato può e deve stare in mezzo a noi».
Un plauso all’iniziativa è arrivato anche dal direttore del Distretto Sud Est dell’Ausl, Giovanni Gelmini. «Come direttore e come geriatra che si è sempre interessato di Alzheimer sono molto felice. Le demenze sono patologie con elevata incidenza, non ancora guaribili ma curabili. E non sono solo del singolo, ma dell’intera famiglia che gli sta accanto».
Spallazzi ha poi illustrato i dati e le “armi” oggi a disposizione: «Ci sono farmaci arrivati ormai in fase di approvazione molto promettenti, ma occorre fare prevenzione e intervenire precocemente – ha spiegato il neurologo –. In quest’ambito, si stanno mettendo a punto dei biomarcatori altamente affidabili che consentiranno di indagare la malattia in fase pre-clinica, premettendo una diagnosi quando ancora non si sono manifestati i sintomi».
Spaggiari ha illustrato le attività di A.I.M.A. a sostegno dei malati e dei loro familiari, fatta di consulenze, gruppi di auto mutuo aiuto, percorsi di sensibilizzazione dell’ambiente in cui vive il paziente e di stimolazione cognitiva. «Occorre un approccio globale e multidimensionale, formando una comunità “allenata” ad accogliere questa diversità. Per questo il progetto che andremo a realizzare prevede incontri con i negozianti, gli operatori degli sportelli pubblici e percorsi di stimolazione cognitiva per i malati».
Zara Safi dello IAT, ha illustrato il progetto “La Rocca per l’Alzheimer”, soffermandosi sui benefici osservati nei pazienti, anche dal punto di vista comportamentale. La serata si è chiusa con gli interventi di Claudia Politi ed Elisa Lorenzani, delle associazioni “Le Monadi” e “Asini nel cuore”, che realizzeranno sedute di yoga, in particolare della risata. «Il cervello non distingue tra la risata indotta o spontanea – ha ricordato Politi – producendo un’esplosione endocrina che genera benessere». Ridere fa sempre bene, anche quando si fa sul serio.